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Nel corso degli ultimi quattro anni la giostra dell’attualità si è fatta così feroce che alcune catene si sono spezzate. Proprio per l’accentuarsi della stretta della fascinazione, fenomeni emergenti disintegrano il quadro e lo rivelano in quanto inganno.
Parole e immagini possono farci credere che qualcosa sia là quando non c’è. Un inganno, come a teatro. Non solo nella vita del singolo, nella fenomenologia individuale, ma anche a livello sociopolitico osserviamo le stesse dinamiche.
La propaganda è telecinesi, e il segreto per piegare il cucchiaino con la mente è capire che il cucchiaino è fake news. La giostra dell’attualità e la giostra dei nostri desideri sono una dentro l’altra e si somigliano. In entrambi i casi lasciamo che sia qualcun altro a fare il giostraio. Che i due giostrai siano lo stesso, poi, ci è ovvio ma lo neghiamo al contempo. Dall’apparenza alla credenza, la possibilità del grande inganno implica un grande potere negletto, un gigante quiescente nella mente di ogni parlante. La giostra non è solo la giostra dell’attualità, la giostra è anche il gioco degli amanti, l’immaginazione al centro della quale s’addensa il sodo della verità, il crocevia. Anche i crocevia sono emergenze. A nosto avviso è questa la scaturigine della vita, ed è in questa prospettiva (questa prospettiva sull’immaginazione) che ci si pone a favore di essa, per contrastare la stretta del mortifero che incalza. Vi è cioè una dialettica tra un caos giustiziere e un caos materno. La Giostra affronta questa dialettica attraverso formule di avanguardia basate sui limiti della linguistica e della matematica, nel gioco le cui regole contengono gli alea, e nella deregolamentazione del gioco ideale che si slancia nel nulla, rampante.
E’ la stessa energia dell’atomo che si nasconde in ogni etimo!
La produzione di Cie La Bagarre si sviluppa principalmente lungo due filoni apparentemente antitetici.Da un lato c’è quello che potremmo definire l’occhio della gazza ladra: un istinto, una pulsione per l’immagine; la riconduzione dello spettacolo a un’essenza di luccichio. Il gioco ideale, pre-intellettuale ma molto serio, serio come un bambino, dei significanti.Dall’altro lato la ricerca dell’economia, dell’efficacia, proprie del minimalismo; l’eliminazione del superfluo che porta a focalizzare l’attenzione sul testo e sulla voce. Una parola che si fa spettacolo al di là di qualsiasi immagine, portatile e telescopica, agile.La Giostra rappresenta l’espressione più compiuta della sintesi di questi due ambiti di ricerca. Di Crescenzo sottrae il suo corpo dalla scena in ampie parti dello spettacolo, riducendo la sua presenza a una voce, mentre la scena viene occupata da un intreccio di luci e coreografia che riportano lo spettacolo alla pura fotografia, alla visione fascinatoria, priva di interpretazione univoca.Il testo trova così modo di passare organicamente dalla riflessione filosofica alla satira dell’attualità, forte di uno stile teatrale caratteristico di grande dinamismo e godibilità.


